Starman by Alan Dean Foster

Starman by Alan Dean Foster

autore:Alan Dean Foster [Foster, Alan Dean]
La lingua: ita
Format: epub
editore: Gruppo Editoriale Fabbri
pubblicato: 0101-01-01T00:00:00+00:00


6

Jenny nelle ultime ore aveva continuato a strizzare gli occhi e a scuotere la testa nel tentativo di rimanere sveglia. Ora neppure le scosse della testa riuscivano a schiarirle la visione. Il suo passeggero lo notò:

«C’è qualcosa che non va, Jennyhayden?»

«Sì, c’è qualcosa che non va. Sono stanca, è questo che non va. Stanchissima. Ho bisogno di riposare. Ti ricordi, te ne avevo parlato?»

Lui annuì. «Mi ricordo. Che facciamo?»

«Quello che fa la mia gente quando ha bisogno di qualcosa e si trova in viaggio come noi. Se hai bisogno di benzina, cerchi una stazione di rifornimento di benzina. Cibo, una stazione di rifornimento di cibo.» Guardava attentamente la strada davanti a sé. «Stiamo per arrivare a una piccola città. Dovrebbe esserci qualcosa all’uscita dell’autostrada. Dobbiamo trovare un motel. Stazione di sonno, come la chiameresti tu.»

Portò la Mustang sulla rampa di uscita, fiancheggiata da diversi cartelloni ben illuminati. C’erano parecchi posti tra cui scegliere, ma lei non era in vena di star tanto a selezionare. Il primo motel che incontrarono era grande e aveva un’aria pulita, e lei svoltò nel parcheggio. Era pieno di macchine, e sperò che non fosse tutto esaurito. Non dovrebbe, pensò. Non in questo periodo della settimana.

Anche se non si fosse sentita così esausta, è probabile che non avrebbe fatto caso alle luci della macchina della polizia che li seguiva a un centinaio di metri di distanza.

Oltre al gran numero di macchine, nel parcheggio c’era un paio di grossi autobus gialli in sosta. Lungo i fianchi del bus erano stati stesi degli striscioni con su scritto diamogliele allo IOWA. Incollati su diversi finestrini c’erano cartoncini e biglietti di dimensioni minori con sentimenti meno cortesi. Jenny notò appena gli autobus mentre cercava uno spazio per la macchina.

«Mi faccio un paio di ore di sonno», disse, senza rivolgersi a nessuno in particolare. «Solo un paio d’ore, d’accordo?»

Lui annuì, la guardò infilare la quarantacinque sotto il sedile. Scesero insieme dall’auto, e lui la seguì dappresso verso l’edificio principale. Lungo il cammino incrociarono due giovani molto robusti che portavano dei maglioni rossi con delle lettere applicate sopra. Cantavano a squarciagola l’inno di battaglia del Nebraska, con entusiasmo e terribilmente stonati.

L’alieno si rallegrò. «Altri canti.»

«Una specie», ammise lei.

Il loro passaggio non rimase inosservato. Uno dei giocatori di football si girò e gli gridò dietro: «Forza, Cornhuskers!»

«Forza, Cornhuskers!» rispose l’extraterrestre, sempre desideroso di rendersi gradito.

Il secondo giocatore alzò una mano, palmo in avanti, e fingendo grande solennità declamò: «Passa, amico.»

Jenny spinse una porta a vetri. «Se quel cartello là fuori dice il vero, l’ufficio dovrebbe essere qui.»

«Che significa Cornhuskers?» chiese incuriosito il suo compagno. «Ha a che fare col mangiare?»

«Dipende da che parte del campo stai», rispose lei indirettamente.

«Da che parte del campo cresce il cibo?»

«Lascia perdere. Si sta facendo più complicato del necessario, e adesso sono troppo stanca per i giochi di parole.» Sospirò. «Troviamo la portineria, sì?»

Insoddisfatto ma accondiscendente, lui annuì. «D’accordo, Jennyhayden.»

Tenendosi ben a distanza dalla Mustang verde, la macchina della polizia entrò anche lei nel parcheggio. Dusseau, senza staccare lo sguardo dall’auto, si rivolse al microfono dell’autoradio.



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